In merito alla pensione di reversibilità potrebbe spettarti molto più di quanto in realtà ricevi, ma in pochi lo sanno.
Oggi vi spieghiamo qualcosa in più in merito a questo assegno che spesso viene percepito in una percentuale minore di quanto si potrebbe effettivamente.
Prima di addentrarci nei discorsi però diventa utile anche capire di cosa si tratta quando si parla di pensione di reversibilità. Di fatto è la quota parte della pensione complessiva che di fatto spetta a uno dei due coniugi quando muore l’altro. Fu introdotta col regio decreto legge del 14 aprile del 1939 e convertito a legge il 6 luglio seguente.
Venne aperta la situazione come una misura di tutela delle donne che non avendo una pensione propria alla morte del coniuge rimanevano totalmente prive di un minimo reddito. Nel corso del tempo sono state tante le variazioni che hanno portato a situazioni tra di loro molto differenti.
Oggi vogliamo spiegarvi, più da vicino, quello che potrebbe spettarvi in più rispetto al percepito. Ci sono però dei parametri a cui è necessario fare attenzione in un momento in cui anche il più piccolo dettaglio dal punto di vista economico può fare la differenza nel bilancio familiare.
Pensione di reversibilità, forse ti spetta più di quanto prendi
Ma come fare a controllare se con la pensione di reversibilità ci spetti più di quanto in realtà prendiamo. Per il 2025 la manovra di bilancio parla di un aumento fino a 53 euro al mese dall’INPS proprio per chi percepisce pensione di reversibilità, un beneficio che si può ottenere facendo alcuni passi fondamentali.
La normativa vigente ci specifica che chi rimane vedovo beneficia di una pensione pari al 60% dell’importo che percepiva, durante la vita, il coniuge ora defunto. In alcuni casi si può beneficiare anche di un assegno integrativo, l’INPS attribuisce ai vedovi, invalidi con tanto di Legge 104, un incremento di 53 euro netti. Si possono anche ottenere gli arretati per un periodo precedente di massimo cinque anni.
L’assegno integrativo viene definito “assegno di vedovanza” ed è un’integrazione che viene destinata ai vedovi che hanno già pensione di reversibilità. Ovviamente è subordinato alla presenza di alcuni requisiti fondamentali. Il richiedente deve essere inabile al lavoro con invalidità totale oppure beneficiario già di un’indennità di accompagnamento.
Va aggiunto che può essere richiesto sia da chi ha lavorato nel settore privato che da chi si è mosso in quello pubblico. I richiedenti però non devono avere un reddito annuo che superi i 32148,88 euro.